Per analizzare opportunamente il potenziale di occupabilità dei più giovani, vale la pena iniziare con una revisione dei fatti e delle cifre disponibili sul tema, oltre a ripercorrere le pietre miliari del panorama politico-legislativo di riferimento. Si tratta di un passaggio che daremo per scontato in questa trattazione; sembra invece utile rimarcare il fatto che non sia un caso se i principali risultati emersi dalle più recenti previsioni condotte in materia di competenze per il mercato del lavoro del futuro (si vedano, ad es., l’ultimo rapporto Future of Jobs o lo Skills Panorama) risultano in linea con gli standard fissati nei settori dell’istruzione e dell’occupazione, attraverso una serie di riforme al centro dell’agenda politica post-2020 dell’UE (ne sono esempio gli Obiettivi della gioventù verso il 2027 o il DigComp 2.1., per citarne alcuni). Tutti fanno eco alla centralità dello sviluppo tecnologico, unitamente alle tendenze socio-economiche e demografiche, e il loro impatto su industrie, ruoli professionali, livelli di occupazione e nuove competenze richieste. In altre parole: il tema di un cambio di paradigma, da un approccio a comparti stagni verso una gestione sistemica delle priorità, risulta caldo anche quando si parla del mondo del lavoro che verrà, dei suoi attori e delle relative competenze chiave.
In un mondo sempre più interconnesso e interdipendente (l’era in cui viviamo è anche chiamata “Quarta rivoluzione industriale”), si richiede che una varietà di attori – vale a dire responsabili politici, istituzioni, insegnanti ed esperti dell’orientamento professionale, ma anche datori di lavoro, famiglie, individui e la società civile nel suo complesso – sia consapevole che il sistema educativo ed il mondo del lavoro evolvano a ritmi diversi, e che un’adeguata interazione tra i due mondi risulti sempre più urgente, onde evitare lacune di competenze e quindi l’aumento dei tassi di disoccupazione, specie tra i più giovani. D’altra parte, un prerequisito per ripensare il mondo del lavoro risiede nella consapevolezza circa la complessità e la velocità dei progressi tecnologici e digitali. Questo elemento non può essere ignorato quando si tratta di formare le generazioni future… men che meno quando si parla di “nativi digitali”.
Come affrontare, dunque, l’ardua impresa di fornire ai giovani – aventi una bassissima soglia di attenzione – informazioni pertinenti sul futuro delle competenze e dei posti di lavoro? Come risultare efficaci nel catturare l’interesse delle persone in meno di otto secondi, coinvolgendole al contempo in un percorso di apprendimento più articolato?
Potrebbe sembrare scontato che i professionisti dell’orientamento professionale debbano rivedere ed aggiornare costantemente le proprie conoscenze e gli strumenti utilizzati al fine di guidare in modo adeguato ed al passo con i tempi e con la realtà del mercato del lavoro contemporaneo la propria utenza. La digitalizzazione dei materiali formativi, e quindi delle metodologie di apprendimento, ad esempio, appare sempre più centrale al fine di garantire il raggiungimento di un impatto desiderabile sulle generazioni più giovani.
In questo senso, l’utilizzo di mondi virtuali dà prova di efficacia in quanto consente il coinvolgimento attivo degli studenti nell’attività di apprendimento, rendendola più dinamica, partecipata e completa. I mondi virtuali possono fornire agli studenti la piena comprensione di una situazione utilizzando esperienze immersive 3D che consentono allo studente di esplorare liberamente il contesto di apprendimento. Sperimentando in prima persona il mondo virtuale, gli utenti contribuiscono a definire il proprio obiettivo formativo, agiscono autonomamente, commettono errori, collaborano e comunicano con altri studenti/avatar, e questo spiega il crescente interesse da parte di un gran numero di scuole e università verso la tecnologia legata ai mondi virtuali 3D. Dalla letteratura sulla materia, emerge come questi mondi siano in grado di accrescere la motivazione intrinseca dei partecipanti, stimolarne l’eccellenza nei risultati di apprendimento e promuovere in essi l’applicazione del metodo speculativo. Oltre che sull’istruzione in generale, i mondi virtuali possono avere un impatto importante sul miglioramento delle competenze di gestione dei percorsi di carriera, dotando l’individuo di competenze trasversali chiave per poter gestire e sviluppare al meglio il proprio potenziale, sia nel quadro di percorsi formativi che nella vita privata.
Queste osservazioni hanno determinato, nel 2018, il lancio di un’iniziativa europea lungimirante, volta a trasformare l’orientamento professionale delle generazioni future attraverso un approccio basato su scenari gamificati: nella pratica, i giocatori creano un avatar attraverso il quale vengono tele trasportati nel 2050; qui scoprono il modo in cui sta cambiando il mondo del lavoro, e perché. Le missioni e le sfide presenti nel gioco aiuteranno i partecipanti a scoprire i profili professionali emergenti e a sviluppare al contempo molte abilità di carriera. Questo, e molto altro, è Future Time Traveller (www.future-time-traveller.eu): un ambizioso progetto della durata di 3 anni, cofinanziato nell’ambito del programma Erasmus Plus dell’Unione europea, e gestito da un consorzio composto da sette organizzazioni attive nel campo dell’apprendimento permanente e dell’orientamento professionale in Europa.
Radicata nell’importanza di un approccio multi-stakeholder e sostenuta dalla necessità di una responsabilità condivisa verso un impatto ampio e duraturo, l’iniziativa mira a promuovere tra i giovani una mentalità orientata al futuro, un senso di ownership ed ottimismo circa l’avvenire, attraverso lo sviluppo di una piattaforma virtuale 3D, costituita da una serie di scenari volti ad esplorare le tendenze del mercato del lavoro che verrà, le competenze e i posti di lavoro emergenti.
Fino al 31 dicembre 2019, il consorzio promuoverà la partecipazione attiva e l’empowerment di giovani di età compresa tra i 13 e i 19 anni, residenti in Europa, anche attraverso il concorso “Jobs of the Future”: incoraggiandoli ad esplorare la percezione che essi hanno circa i lavori, le sfide e le competenze future, i partecipanti saranno chiamati a descrivere brevemente le loro idee in formato testuale, video o attraverso una breve presentazione (e.g. PowerPoint). I contributi più originali saranno premiati con fantastici gadget tecnologici (ad es. uno zaino con caricabatterie solare integrato, una action camera subacquea, altoparlanti Bluetooth e molto altro)!
Sempre fino a fine anno, il consorzio promuoverà una bella opportunità – sotto forma di un concorso europeo – per gli esperti dell’orientamento professionale, al fine di lanciare e promuovere nel panorama europeo strumenti innovativi, giochi interattivi, scenari, metodologie, piattaforme e altri strumenti, digitali e non, per l’orientamento alla carriera dei nativi digitali. Inoltre, al fine di migliorare la capacità dei professionisti dell’orientamento professionale nel fornire servizi di carriera all’avanguardia, il consorzio produrrà studi e pratiche linee guida, animerà workshop nazionali per policy maker ed esperti, e pubblicherà una raccolta e-book di buone pratiche sull’orientamento professionale.
Tutto molto interessante, no? Perché ciò abbia un impatto concreto sugli individui, il sistema, e duri nel tempo, è tuttavia necessario un approccio concretamente orientato al futuro dal punto di vista delle policy. L’impegno dei decisori politici può assumere varie forme: dare voce e contribuire a diffondere su una dimensione multilivello (dalla sfera locale a quella nazionale ed europea) le iniziative specifiche menzionate sopra è un esempio, il più immediato; adattare l’agenda e sviluppare sistemi di istruzione e formazione più flessibili in una prospettiva di formazione continua; e, naturalmente, incentivare e stimolare gli investimenti, per fare in modo che il bacino di opportunità risulti coerente con le necessità emergenti a livello socio-economico.
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