FUTURE TIME TRAVELLER - Orientamento professionale basato su piattaforme gamificate in materia di competenze future, posti di lavoro e prospettive di carriera della Generazione Z

Autore: BFE

“I trend globali e il loro impatto sulle professioni e le competenze

Il mondo è entrato in una nuova era – la Quarta Rivoluzione Industriale, o Industria 4.0. Il Future of Jobs Report e lo Skills Panorama, insieme a molte altre fonti di previsione sulle competenze del mercato del lavoro, rivelano l’ampiezza dello sviluppo tecnologico e l’impatto che questo, insieme alle tendenze socio-economiche e demografiche, avrà sulle industrie, sulle funzioni lavorative, sui livelli di occupazione e sulle competenze. Tra i fattori chiave che determinano il futuro dei posti di lavoro vi sono i cambiamenti tecnologici, l’adattabilità della forza lavoro e dei sistemi di istruzione a questi cambiamenti e la mobilità dei talenti. E’ adeguato prendere in considerazione altresì:

– il cambiamento climatico e l’emergente economia verde;
– l’aumento dell’economia dei servizi all’interno dei mercati mondiali;
– la mobilità dei lavoratori e il relativo impatto sull’occupazione e sui salari;
– le proiezioni circa l’urbanizzazione, che mostrano che fino al 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città entro il 2050, con importanti conseguenze per le opportunità di occupazione e consumo, nonché per le implicazioni ambientali, che porteranno:
a) cambiamenti demografici come l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dei millennials, che provocano stravolgimenti nell’ambiente di lavoro (maggiore domanda di lavoro nell’assistenza sanitaria, nel sociale e nell’istruzione) così come nei comportamenti lavorativi;
b) l’impatto del cambiamento tecnologico sull’occupazione, lo sviluppo del lavoro e le professioni emergenti.

Tecnologia

La c.d. Industria 4.0. è caratterizzata da progressi tecnologici importanti tra cui robotica, intelligenza artificiale, apprendimento automatico, analisi di big data, genetica, cloud, nanotecnologia, biotecnologia, stampa 3D, automobili autonome, case intelligenti ecc. Tali sviluppi hanno già avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro, con conseguente ripensamento dell’occupazione e il cambiamento delle competenze richieste, nonché dei compiti da svolgere.

Secondo le teorie più pessimistiche, questa cosiddetta “2ª età della macchina” porterà “disoccupazione massiccia, disuguaglianza vertiginosa e, in ultima istanza, una diminuzione della domanda di beni e servizi, dal momento che i consumatori possiedono sempre meno potere d’acquisto necessario per continuare a stimolare la crescita economica.” Si stima che circa il 47% dell’occupazione totale degli Stati Uniti (57% in alcuni paesi OCSE e 77% in Cina) sia a rischio di automazione. In particolare, un gran numero di posti di lavoro in ufficio e di supporto amministrativo, quali le vendite, i servizi e la produzione potrebbe essere automatizzato nei prossimi decenni.

In opposizione a queste previsioni, uno studio OCSE sostiene che, complessivamente, solo il 9% dei posti di lavoro sia potenzialmente automatizzabile, a causa del numero di questioni etiche, legali e sociali (ad es. l’accettazione sociale dei robot nella fornitura di determinati servizi) che influiscono sull’estensione e sulla rapidità con cui si realizzano concretamente le possibilità tecnologiche.
Fin dalla Prima rivoluzione industriale, si è temuto che il progresso tecnologico potesse portare alla disoccupazione e ad un aumento dell’automazione. Nel 1930 John Maynard Keynes predisse che l’umanità sarebbe stata afflitta da una nuova malattia chiamata “disoccupazione tecnologica”. Tali timori non si sono finora concretizzati. Uno dei motivi è che le persone tendono a sottovalutare il potenziale di nuovi posti di lavoro emersi grazie alla creazione di nuove professioni e settori industriali. Ad esempio, vi è una gamma crescente di nuove opportunità di lavoro in settori quali l’analisi dei big data, i social media, i trasporti automatizzati, nonché un’area in cui l’intelligenza umana e le macchine collaborano con le persone in ambito: umanistico, dell’educazione in ambito STEM (Scienze, tecnologie, ingegneria e matematica), del design, del servizio clienti e della medicina.

Dall’altro lato, vediamo prospettive più brillanti per quanto riguarda la capacità della tecnologia di trasformare la vita delle persone grazie al potere dei computer, delle nanotecnologie, dell’intelligenza artificiale, delle biotecnologie e, soprattutto, della teoria quantistica. In un futuro molto prossimo, potremmo vedere che i computer, così come li conosciamo, scompariranno; la realtà aumentata sarà cosa di tutti i giorni, internet sarà ancora più dilagante, i robot saranno comuni nelle nostre società, le parti del corpo invecchiate saranno sostituite, i genitori progetteranno i propri figli e la cyber medicina prolungherà le nostre vite.

In una via di mezzo, vediamo che i cambiamenti tecnologici alterano la tipologia di posti di lavoro disponibili e il salario degli stessi. Negli ultimi decenni la “”polarizzazione”” del mercato del lavoro è stata un grande cambiamento, i guadagni salariali sono andati sproporzionatamente a quelli in cima e in fondo alla catena di distribuzione del reddito e delle competenze, ma non a quelli al centro. Ciò è dovuto al fatto che molti lavori di medio livello (ad es. amministrazione di uffici, funzionamento delle macchine…) consistono in compiti cognitivi o manuali che possono essere abbastanza facilmente automatizzati con la tecnologia più recente perché seguono procedure precise e prevedibili. Al contrario, i lavori di servizio poco qualificati (ad es. cura personale, pulizia, sicurezza) comprendono molte attività relativamente facili per gli esseri umani, ma molto difficili da automatizzare attraverso le tecnologie attualmente conosciute. Allo stesso modo, i lavori altamente qualificati (ad es. tecnici, educatori, manager) spesso richiedono la soluzione di problemi complessi in modo creativo e richiedono interazioni sociali difficili da automatizzare.

Una conseguenza di questa polarizzazione è che molti lavoratori mediamente qualificati sono stati retribuiti meno, mentre è cresciuta la pressione per aumentare le competenze attraverso l’apprendimento permanente e l’istruzione continua al fine di evitare questo destino. L’interazione tra le macchine e gli esseri umani permette ai computer di sostituire i lavoratori nello svolgimento di compiti di routine e codificabili, amplificando al contempo la capacità dei lavoratori nel fornire capacità di risoluzione dei problemi, l’adattabilità e la creatività.

Nonostante i timori di una diffusa disoccupazione tecnologica, i dati mostrano che la tecnologia sta indirizzando i lavoratori verso nuovi posti di lavoro, senza sostituirli, e che quindi l’ICT non causerà disoccupazione tecnologica, ma piuttosto spingerà i lavoratori a migliorare rapidamente le proprie competenze. In poche parole, la richiesta di posti di lavoro in futuro, sarà orientata verso lavori che i robot non saranno in grado di svolgere e attività difficili da automatizzare con le tecnologie attualmente disponibili, cioè quelle che coinvolgono la gestione e lo sviluppo personale, o che si servono della competenza unitamente al processo decisionale, alla pianificazione, al lavoro creativo.

Economia circolare

La transizione dall’economia del carbonio all’economia verde e l’aumento della produzione di energia rinnovabile sono una fonte chiave di crescita per i posti di lavoro. Data la carenza di talenti, i datori di lavoro nel solare, eolico e idroelettrico potrebbero voler assumere candidati dall’industria petrolifera, dato che quei lavoratori sono alla ricerca di nuovi ruoli. Entro il 2030 saranno creati globalmente 24 milioni di nuovi posti di lavoro, se verranno messe in atto le politiche giuste per promuovere un’economia più verde, afferma un nuovo rapporto dell’ILO. Inoltre, la crescente importanza della sostenibilità ha raggiunto tutti i settori. Molte industrie si sono rese conto che investire nell’efficienza delle risorse, nell’efficienza energetica, nelle energie rinnovabili, nella gestione dei rifiuti e dell’acqua, ecc. consente di risparmiare denaro riducendo la dipendenza da materie prime e importazioni.

Gig Economy

Stiamo assistendo all’aumento della cosiddetta “gig economy” – un contesto imprenditoriale che include il lavoro di massa e il lavoro on-demand tramite app. Ciò fa sì che le organizzazioni stipulino contratti con appaltatori indipendenti e freelance per contratti temporanei anziché con dipendenti full-time. Oggi, chiunque può essere un appaltatore, da un saldatore ad uno scrittore o un web designer. Anche i ruoli aziendali tradizionali hanno intrapreso la strada della gig economy, costringendo le aziende ad adattarsi ai bisogni mutevoli dei propri dipendenti. L’85% delle aziende afferma che nei prossimi anni passeranno ad una “forza lavoro più agile”. La tecnologia sta permettendo ai posti di lavoro di diventare sempre più personalizzabili: gli individui possono scegliere per chi lavorare, dove lavorare, quanto lavorare, e il ritmo da dare alla propria professione. “”Di conseguenza, il confine tra lavoro e vita personale sta diventando sempre più sfocato e stiamo assistendo ad un graduale passaggio da individui che cercano di raggiungere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata verso individui che cercano una maggiore integrazione tra queste due sfere.”

Questo cambierà completamente il significato tradizionale di termini come “professione” o “carriera” e richiederà ai futuri “dipendenti” di possedere un’ampia gamma di competenze che apra le porte alla realizzazione e allo sviluppo personali, all’inclusione sociale, alla cittadinanza attiva e all’occupazione. In questo modo, i lavoratori saranno in grado di svolgere un’ampia varietà di attività. Queste includono l’alfabetizzazione, la matematica, la scienza e le lingue straniere, oltre a competenze trasversali e competenze chiave come le competenze digitali, l’imprenditorialità, il pensiero critico, la risoluzione dei problemi o l’apprendimento ad apprendere, l’alfabetizzazione finanziaria. L’acquisizione precoce di queste competenze è alla base dello sviluppo di competenze più elevate e complesse, necessarie per stimolare la creatività e l’innovazione. Queste competenze devono essere rafforzate nel corso della vita e consentire alle persone di prosperare in luoghi di lavoro e società in rapida evoluzione, nonché di far fronte alla complessità e all’incertezza.

Il posto di lavoro del futuro

Si prevede che nel prossimo futuro gli ambienti di lavoro saranno caratterizzati da maggiore autonomia, minore routine, maggiore uso delle ICT, ridotto sforzo fisico e maggiori compiti sociali e intellettuali. Cambieranno le competenze necessarie al mercato del lavoro e i lavoratori dovranno dotarsi di nuove competenze per far fronte alle mutevoli esigenze. L’invecchiamento della forza lavoro, l’eccesso di qualifiche e la polarizzazione del lavoro al vertice e alla base della piramide delle competenze saranno solo alcune delle sfide chiave del prossimo decennio.

Cambiamenti demografici

Per la prima volta nella storia, si prevede che le generazioni più anziane superino quelle giovani. A livello globale, le persone di età pari o superiore a 65 anni dovrebbero rappresentare l’11,7% della popolazione totale nel 2030 e il 15,8% nel 2050 (in aumento rispetto al 9,3% nel 2017).
Le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione potrebbero essere:
Aumento della pressione sui sistemi sociali, con persone che dovranno lavorare più a lungo;
Maggiore spesa pubblica per l’assistenza sanitaria e le pensioni;
Carenza di lavoratori giovani;
Necessità di accrescere il mercato di beni e servizi legati agli anziani.
Questo cambiamento demografico creerà una crescente domanda di talenti in vari settori (alcuni ancora da definire); da posti di lavoro legati all’assistenza personale e alla salute, ai pianificatori finanziari o ai lavoratori di supporto per gli anziani (come life coach e interior designer esperti in ambienti accessibili).
L’età lavorativa aumenterà e i datori di lavoro dovranno tenere impegnati i lavoratori più anziani per evitare di perderli a causa del pensionamento (attraverso accordi di lavoro flessibili e investimenti nello sviluppo e nell’aggiornamento delle competenze). Ciò significa che anche l’apprendimento permanente, la formazione e il coaching sul lavoro diventeranno più comuni. Allo stesso modo, la carenza di talenti potrà incoraggiare giovani migranti in età lavorativa a spostarsi, contribuendo ulteriormente alla diversità sul luogo di lavoro. Tuttavia, ciò richiederà anche approcci più flessibili da parte dei datori di lavoro e maggiori competenze interculturali e interpersonali da parte dei dipendenti.

Un altro aspetto del cambiamento demografico che influenzerà il futuro del lavoro è l’ingresso della Generazione Z nella forza lavoro. Questi “nativi digitali” presto costituiranno la maggioranza della popolazione e della forza lavoro globale. Sono una generazione altamente imprenditiva, ma anche se motivata dal denaro e dalla sicurezza del lavoro, desidera che la propria carriera abbia uno scopo e sia appassionante.”